Livo è un piccolo ma grazioso e antico villaggio di montagna con una specie autoctona di capre – la Capra di Livo – e un animato bar pizzeria chiamato La Baita che richiama tutti gli abitanti del paese – bambini, genitori e nonni – nel tardo pomeriggio che conclude la lunga pausa pranzo italiana. Al centro del paese c’è un edificio rosa con il nome della famiglia “Pradella” dipinto a grandi lettere sulla facciata. Questa era la trattoria e drogheria della famiglia Pradella.
Livo, Liv in dialetto comasco, è un piccolo comune della valle dell’omonimo torrente. Il paese conserva un’antica struttura urbanistica come molti altri borghi delle valli interne.
Assolutamente da vedere è la chiesa di “San Giacomo Vecchia”, ricca di opere d’arte.
In alto a sinistra: “Crotto dell’Eghela” – così ci racconta la guida riguardo ai ‘crotti’: “…è una tipica grotta adibita a cantina per formaggi, vini, salumi. Grazie alla brezza Sorel che soffia all’interno e a causa delle crepe nei blocchi di pietra, la temperatura interna è di 8 gradi. Oggi i crotti sono locali dove gli uomini vanno a giocare a carte e a bere vino oppure sono piccoli ristorantini locali nelle zone rurali che servono piatti tradizionali.”
In alto a destra: Porta del garage dipinta con i colori della bandiera italiana.
In basso a sinistra: Porta d’ingresso alla chiesa di San Giacomo Nuova
In basso a destra: La Baita – la pizzeria locale.
Pradella è un cognome diffuso in Lombardia. Forse questi Pradella erano originari di Livo.
La prosperità di cui godevano nel paese potrebbe essere stata finanziata dal lavoro dei loro antenati emigrati in terre lontane.
Molti paesi di questa zona subirono una lunga migrazione verso la Sicilia che iniziò a metà del 1500 e durò fino al 1800 – secoli che comprendevano due ondate di peste bubbonica che devastarono la popolazione. Il dolore di coloro che sono rimasti in vita può essere visto negli affreschi commissionati da coloro che hanno cercato protezione dalla malattia con le immagini del santo francese del XIII secolo che è sopravvissuto alla peste: San Rocco.
L’affresco in alto a destra raffigura San Rocco a destra con Sant’Ambrogio (patrono di Milano) alla crocifissione di Gesù.
Spesso solo gli uomini emigravano lasciando le loro donne a casa in montagna a prendersi cura dei figli e dei genitori. Mariti, padri e figli avrebbero lavorato in Sicilia per cinque-dieci anni e sarebbero tornati di nuovo al Lago di Como. Ma a volte l’aria fresca e pulita delle montagne li ha convinti a restare e fermato i loro viaggi. I migranti, con le loro rimesse hanno finanziato diversi dipinti per le loro chiese; le immagini raffigurano tra le altre cose, i colorati coralli marini della Sicilia usati come collane drappeggiati al collo di Gesù bambino o come rosari appesi alle sue manine.
Questo torrente attraversa Livo. Sotricamente i centri abitati sorgono sempre su una fonte d’acqua. Il torrente Livo nasce nella conca alpina del lago Darengo e proviene da un’altitudine di 1800 metri per poi sfocia nel lago di Como a Domaso.
La prima volta che sono stata a Livo ho fatto una breve visita e una passeggiata attraverso il borgo: la chiesa nuova era chiusa e non ho trovato quella vecchia. La seicentesca Chiesa di San Giacomo Nuova aveva appena chiuso dopo la messa pomeridiana e la Chiesa di San Giacomo Vecchia del XIII secolo si è rivelata a meno di un Kilometro a piedi fuori dal borgo e anche questa era chiusa. Poiché stava per tramontare il sole ed il pomeriggio era già buio ho ceduto, rimpiangendo il mio fallimento, ben sapendo che il mio programma non mi avrebbe permesso di tornare quell’anno. Tuttavia, sono tornata l’anno successivo in un soleggiato settembre dopo aver chiesto aiuto ad una guida turistica per aprire le porte delle chiese le cui opere d’arte desideravo vedere.
Perché preferisco la vivacità dei colori primari degli artisti pre-600 alle tinte tenui degli artisti dei tempi più ‘recenti’, se costretta a scegliere non sarebbe l’ornata ma squisita Chiesa dei Santi Eusebio e Vittore di Peglio che mi avrebbe conquistato, ma piuttosto la Chiesa di San Giacomo Vecchia a Livo – semplice nella sua architettura ma pulsante del cuore dei cittadini che l’hanno riempita delle loro speranze espresse sugli affreschi. E così Livo era il paese di cui percorrevo ogni strada assaporando i tesori che sapevo aspettavano ai margini di questo antico borgo nella vecchia chiesa cimiteriale, la chiesa di San Giacomo Vecchia!
Poiché le famiglie dell’antica Livo non erano benestanti, gli artisti assunti variavano così come i loro talenti. Gli onorari dell’artista erano pagati dalle famiglie locali che – in quanto povere – potevano spesso pagare una sola immagine. Talvolta un dipinto era commissionato da più famiglie i cui cognomi erano poi iscritti sotto i piedi del santo, per la cui somiglianza pagavano l’artista.
Poiché le chiese rurali solitamente sono chiuse al pubblico tranne che per le celebrazioni una volta all’anno e le rare messe, per visitarle è necessario chiedere aiuto ad una guida turistica che contratta con il custode delle chiavi tempi e prezzo. La quota comprende la paga per la guida e una donazione alla chiesa la cui dimensione è destinata a rispecchiare il proprio “piacere” nella visita. Le guide turistiche in Italia devono completare un rigoroso corso di formazione e conseguire una licenza rilasciata dalla provincia di appartenenza.
Le arcate sono dipinte per ricordare i marmi locali utilizzati negli edifici ed estratti dalle cave nei dintorni: marmo nero di Olcio e marmo bianco di Musso.
L’affresco sopra mostra Santa Lucia che tiene un piatto e lo sguardo su di esso. Si dice che Santa Lucia sia stata torturata cavandole gli occhi. A destra c’è la santa trinità – Dio Padre che tiene Gesù – Dio Figlio sulla croce e lo Spirito Santo raffigurato come una colomba sopra la sua testa.
Sebbene i dipinti della Chiesa dei Santi Eusebio e Vittore a Peglio sia stata realizzata da un artista di maggior talento – Giovanni della Rovere detto il Fiammenghino – sono stati i colori vivaci e le 27 Madonne della Chiesa San Giacomo Vecchia che hanno catturato il mio cuore e mi ha rubato il respiro. È interessante notare che il contratto del 1614 per l’opera dei Della Rovere a Peglio è conservato nell’archivio parrocchiale di Livo.
In alto a sinistra: Porta d’ingresso laterale; In alto a destra: porta d’ingresso laterale dall’interno della chiesa; In basso a sinistra: portone d’ingresso principale; In basso a destra: portone d’ingresso principale dall’interno della chiesa.
Altare anteriore: Gesù è circondato dai quattro evangelisti – Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Maria è inginocchiata davanti a San Marco e Gesù è inginocchiato davanti a San Luca. Sopra Gesù e fuori dalla volta dell’altare c’è Dio Padre. I dodici apostoli sono sotto – Giuda è stato rimosso e sostituito da San Paolo.
L’affresco dedicato alla Madonna rappresenta Maria ascesa al cielo. Questa è la mia Madonna preferita.
L’interno della Chiesa di San Giacomo Vecchia abbonda di opere d’arte sulle pareti, sul soffitto e sui bordi delle finestre. Anche le arcate dell’edificio sono dipinte, una decorazione fatta per somigliare ai marmi locali bianchi e neri del Lago di Como che si trovano davvero nella chiesa romanica di Santa Maria del Tiglio nella molto più ricca Gravedona.
Questo dipinto della Madonna col Bambino e sant’Ambrogio a destra aveva più mecenati che pagavano l’artista. I loro nomi sono sotto le cifre per le quali hanno pagato.
L’affresco rappresenta la Madonna col bambino Gesù e due Santi popolari locali. Questi sono San Gervasio e San Protasio, gemelli milanesi e martiri cristiani del II secolo. Sono conosciuti in Lombardia come i santi patroni dei fienai.
Mentre percorrevo l’interno della chiesa ho visto volti degni di un Raffaello accanto a immagini che sembravano disegnate da un bambino. Questo è sia il fascino che la magnificenza di questa chiesa. L’adorazione, la devozione e l’amore della gente del posto ricoprono le pareti! Le colorate Madonne sono la voce dei contadini – quei contadini che vissero, amarono e morirono qui in questa rigogliosa valle affacciata sul lago. Le immagini di Maria dimostrano assolutamente l’adorazione appassionata del loro Dio e la venerazione di sua Madre attraverso la quale cercano intercessione e da cui cercano protezione – contro la sofferenza e la perdita della felicità.
Madonna col Bambino – San Michele Arcangelo è a sinistra che spinge Satana all’Inferno.
Affreschi dedicati alla Madonna, una crocifissione e un vescovo a destra. San Rocco è alla sinistra della Madonna. Una Madonna del Latte (Madonna che allatta) è all’estrema sinistra.
L’affresco rappresenta un presepe con la Madonna e il suo bambino, San Giuseppe a destra e San Rocco a sinistra.
San Giobbe, patrono dei bachi da seta e dei setai (il nome arcaico di un setaiolo era setaiuolo). In questa zona d’Italia i bachi da seta venivano coltivati dalle contadine. Questa è l’unica immagine di San Giobbe che abbia mai incontrato in una chiesa. Questo affresco fu dipinto nel 1523.
Il lago di Como e i suoi antichi borghi con le loro storie intriganti e le sontuose opere d’arte delle loro chiese mi riportano ogni anno in Lombardia. Se visiti l’Italia ti esorto con fervore a fare un viaggio sul Lago di Como e un’escursione alle chiese della Val di Livo.
Le Madonne di Livo sono state restaurate recentemente.
Gli affreschi mostrano l’importanza di San Rocco in questa territorio come santo protettore dalla peste. È sempre raffigurato con un piccolo cane da compagnia mentre indica gli effetti della peste bubbonica sulla propria gamba.
Il manto blu della Madonna rappresenta il Cielo e la vita eterna mentre l’abito rosso rappresenta la vita terrena.
Forse in futuro verranno stabiliti degli orari di visita per il pubblico e non ci sarà bisogno di un appuntamento o di una guida! Lo spero e spero che le mie poche parole e immagini vi abbiano trasmesso un po’ della mia gioia e del mio amore per l’arte e suscitato in voi il desiderio di visitare lo spledido borgo di Livo e le loro squisite Madonne. Ciao!
Virginia Merlini